Matteo Pastorino
Lightside

Introducing "Light Side"

L’isola non è tale se non diviene il luogo da cui partire per poi tornare.                                                                                                                                                                                                                      È ciò che ha fatto e che fa tuttora Matteo Pastorino nel tentativo di perimetrare i confini del suo pensiero. Accade da molti anni, muovendosi dalla sua Sardegna e viaggiando nell’Europa odierna per approdare a Parigi dove incontra musicisti meticci provenienti dai quattro angoli del mondo. A dimostrare quanto la ricchezza del futuro debba essere risposta nella speranza dei flussi migratori che raccontano la bellezza delle diversità. LightSide è il ritorno da un lungo viaggio nella memoria e nel tempo oltre che dalle latitudini. Costruito e respirato con Domenico Sanna, Dario Deidda e Armando Luongo le sue ance disegnano un paesaggio che spazia nei variegati colori di un Mediterraneo che dialoga con il Vecchio Continente. Un’opera che vuole affermare l’importanza e l’originalità del linguaggio e la funzione dell’archetipo capace di edificare e di generare contrasto e luce in un contrapporsi di meriggi e brume. Il suono del clarinetto basso riporta ai miei primi ascolti degli anni Ottanta con “Scales” di Manfred Schoof con l’apporto di un ispirato Michael Pilz. Era il 1976 e quella musica proveniente dal cuore dell’Europa rimbalzava gli echi di una nuova geografia che si andava delineando nel processo creativo mitteleuropeo.Non so se Matteo abbia colto un respiro da quel momento artistico ma sono certo che i suoi occhi abbiano fotografato i momenti preziosi del viaggio e che questo si sia alimentato con gli ascolti del vagare nei crocevia del pianeta. Questo è LightSide. Un lavoro elastico in dinamico movimento che dilata il tempo e offre spazio al silenzio. Affinché si possa ancora immaginare ciò che non c’è.   PAOLO FRESU