Bruno Salicone
Happy

 

Il jazz è un linguaggio ormai familiare a latitudini una volta ritenute insospettabili. Qui, a Sud, si è abituati talvolta a sentire le commistioni sonore più disparate, figlie di una progettualità anarcoide priva di alcun substrato formativo sia in termini di ascolti che di frequentazioni. Da un po’ di tempo non è più così, ed è sempre più frequente incrociare musicisti il cui suono affonda le sue radici nella grande tradizione del jazz e indica le caratteristiche di una musica cui migliaia di musicisti danno vita in ogni parte del mondo rivisitando, talvolta rinvigorendo, comunque facendo rivivere i numerosi capolavori che i grandi giganti del passato hanno prodotto. E’ il caso dei signori coinvolti in questo progetto, tutti salernitani doc, alle prese con nove composizioni originali in cui si respira un amore profondo per l’idioma afroamericano nella sua dimensione più emotiva. Il leader di questo quartetto, Bruno Salicone, ha già inciso con il progetto (Ipocontrio) per la nostra etichetta dimostrando già in quella occasione di conoscere il linguaggio musicale che ormai da tempo ci coinvolge in maniera così disincantata ed elegante da permettere a noi – vecchi e scafati frequentatori di queste sonorità – ancora una volta di emozionarci. I suoi compagni d’avventura (Francesco Galatro al basso, Rocco Sagaria alla batteria e Vincenzo Saetta al sax soprano) lo supportano con consapevolezza e maestria. Quando il jazz inizia ad assumere caratteristiche che travalicano i confini geografici. Qui. A Sud. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rocco Sagaria       Batteria                                                                                                                    Vincenzo Saetta    Soprano & Alto Sax                                                                                      Giusi Mitrano         Voce  “L’Attesa”

 

Il jazz è un linguaggio ormai familiare a latitudini una volta ritenute insospettabili. Qui, a Sud, si è abituati talvolta a sentire le commistioni sonore più disparate, figlie di una progettualità anarcoide priva di alcun substrato formativo sia in termini di ascolti che di frequentazioni. Da un po’ di tempo non è più così, ed è sempre più frequente incrociare musicisti il cui suono affonda le sue radici nella grande tradizione del jazz e indica le caratteristiche di una musica cui migliaia di musicisti danno vita in ogni parte del mondo rivisitando, talvolta rinvigorendo, comunque facendo rivivere i numerosi capolavori che i grandi giganti del passato hanno prodotto. E’ il caso dei signori coinvolti in questo progetto, tutti salernitani doc, alle prese con nove composizioni originali in cui si respira un amore profondo per l’idioma afroamericano nella sua dimensione più emotiva. Il leader di questo quartetto, Bruno Salicone, ha già inciso con il progetto (Ipocontrio) per la nostra etichetta dimostrando già in quella occasione di conoscere il linguaggio musicale che ormai da tempo ci coinvolge in maniera così disincantata ed elegante da permettere a noi – vecchi e scafati frequentatori di queste sonorità – ancora una volta di emozionarci. I suoi compagni d’avventura (Francesco Galatro al basso, Rocco Sagaria alla batteria e Vincenzo Saetta al sax soprano) lo supportano con consapevolezza e maestria. Quando il jazz inizia ad assumere caratteristiche che travalicano i confini geografici. Qui. A Sud.