Molto tempo fa questo era il nostro futuro, diceva lo scrittore statunitense Richard Brautigan.
A volte è necessario un passo indietro per procedere nel cammino. È questa la sensazione, scorrendo i brani dell'ultima fatica del chitarrista romano Andrea Gomellini, dal titolo "The Gift".
A capo di un quintetto con alcune fra le migliori espressioni dell'ultima generazione jazz, il viaggio di Gomellini nelle otto tracce è al contempo un ritorno alle origini e l'esplorazione di una nuova rotta.
C'è la testimonianza sincera, mai banale ai riferimenti musicali, dal groove, allo swing e alla fusion, maturati dal leader del quintetto nella sua lunga esperienza statunitense. Ma anche lo slancio genuino verso un nuovo approdo del jazz.
Sempre con classe, stile. Privilegiando piacevolezza e accessibilità dell'ascolto a facili complicatezze spesso suggestive, ma talora imperscrutabili.
Gli otto brani sviluppano un racconto circolare attraverso sonorità a volte dichiaratamente fusion come nella title track, in N. 1 e in Labirinth, in altre più prossime alla tradizione be-bop come in J. & G. e N. 3.
Presente e discreta, la chitarra di Gomellini imbastisce la trama sonora, alla ricerca di una fusione compiuta con gli altri strumenti, più che una collocazione nominale da leader. Incastrandosi perfettamente sulla solida e policroma ritmica di Vantaggio alla batteria e Ferrazza al contrabbasso. Alternandosi alle altre due voci, calde e ispirate, il pianoforte di Blaiotta ed il sax alto di Alessandrini.
Uno sguardo onesto e appassionato alle radici è, nel caso di "The Gift" di Andrea Gomellini Quintet, lo spunto convincente per un'espressione credibile di jazz contemporaneo.